Provenienza[]
Dalla loro lontana isola di Evermeet gli elfi scrutano il mondo che una volta era loro e a cui hanno rinunciato preferendo un auto imposto esilio in quello che sembra uno dei loro ultimi e gloriosi reami. La Ritirata, così è stata chiamata la loro grande migrazione verso la loro ultima patria,per far si che le loro ultime stirpi,quelle sopravvissute alle grandi guerre fratricide e contro le “razze giovani”, si salvassero dall’estinzione che era toccata ad alcuni loro clan, poiché i Telquessir ovvero “Il Popolo”, il nome che gli elfi danno da sempre a se stessi,era diviso il molte sottorazze diversissime, e spesso in contrasto tra loro e in lotta per il predominio. La cosa che molti non sanno,o che considerano un mito,e che gli elfi non sono nativi di questo mondo,non sono stati creati su Abeir-Toril:la loro patria ancestrale, il mondo dal quale provengono, e il regno fatato di Faerie,un mondo in tutto e per tutto simile ad Abeir-Toril ma avvolto in un eterno crepuscolo stellato, rischiarato da un sole perennemente immobile nell’atto di tramontare,le cui foreste sono ravvivate dalle risate e dai canti dei folletti,dove le ninfe danzano nelle radure e nelle campagne al suono dei flauti dei fauni e dei satiri senza paura di essere aggredite da chicchessia. Da questa realtà idilliaca tutte le razze elfiche hanno avuto origine,e non si sa perquale motivo, in un certo momento della loro giovinezza in tale paradiso fatato,esse decisero di dipartirsene, abbandonandolo per sempre. Antichissimi e misteriosi passaggi magici vennero usati da queste avventurose creature per oltrepassare le barriere che separano i mondi e ritrovarsi improvvisamente alla luce del sole in un mondo giovane e ricco di vita:Ferie deve allora essere sembrato piccolo e prezioso di fronte alla vastità di Faerun, uno tra i più grandi continenti di Abeir-Toril.e la discesa del suo grande sole e la comparsa nel cielo della sua luna,chiamata Se lune,deve essere stato uno spettacolo meraviglioso. Sicuramente tra tutti gli elfi giunti attraverso gli antichi portali, furono quelli noti col nome di Avariel ad apprezzare maggiormente la bellezza mozzafiato del nuovo cielo, e non avrebbe potuto essere altrimenti, visto che potevano innalzarsi fino ad esso grazie alle loro ali maestose! Essi furono i primi ad arrivare in questo mondo tanto giovane e vitale, laddove la loro antica patria sembrava in qualche modo congelata nel tempo e sonnacchiosa, con un cielo bloccato in un eterno tramonto.
Descrizione[]
Se gli elfi dei tempi moderni sono contraddistinti da un aspetto avvenente,gli Avariel sono di sicuro la sottorazza che meglio incarna l’ideale elfico di bellezza:alti in media 1 metro e 72 cm,dotati di un corpo ben modellato ma leggero e slanciato, che consente loro delle movenze tanto agili e aggraziate che sembra quasi che danzino mentre si muovono;la loro carnagione è bianchissima,con riflessi quasi azzurrini o perlacei,capelli neri in netto contrasto con un incarnato tanto pallido,e dotati di occhi estremamente grandi e molto espressivi, generalmente di un intenso colore azzurro o verde,ma alcuni di loro nascono dotati di capelli color argento e meravigliosi occhi viola ametista, una combinazione di colori dalla bellezza mozzafiato anche se molto rara. Ma la caratteristica più stupefacente e il grande orgoglio di questa sottorazza tanto misteriosa sono due grandi ali, generalmente di colore bianco,ma che possono essere anche maculate, grigie o nere,dall’apertura che varia dai 3,6 ai 4,8 metri, davvero maestose se comparate con la figura esile e delicata degli Avariel.
Storia[]
Questi antichi esseri solcarono i cieli dell’antico Faerun, desiderosi di scoprirne tutte le meraviglie che la loro vista acuta persino per gli standard degli elfi terrestri. Pensarono che solcare il cielo osservando da lontano li tenesse al sicuro dalle sfortunate creature non dotate della loro capacità di volare, e sognavano di popolare tutti i cieli del mondo e di studiare da una posizione privilegiata tutte le razze primitive che lo popolavano, compresi i loro stessi fratelli elfi, che li seguivano da Ferie più lentamente, essendo essi molto più numerosi degli Avariel. Ma i cieli di Abeir-Toril erano meno sicuri di quanto i curiosi Elfi Alati immaginassero: in un mondo tanto giovane e primitivo una moltitudine di draghi, in continua lotta per cibo e territori, regnavano incontrastati sul cielo e la terra di Faerun, e non tollerarono a lungo la presenza di questa nuova razza civilizzata giunta per mettere in discussione il loro indiscutibile dominio, tanto più che essa era dotata di grandi ali che permettevano ad essa di volare con una tale agilità che solo i più destri e piccoli dei draghi antichi era capace di evoluzioni aeree tanto spettacolari e veloci! Gli Avariel che non immaginavano neanche lontanamente di poter essere sfidati nel cielo da una razza che possedesse un intelletto paragonabile al loro, peccando di presunzione vennero colti di sorpresa e velocemente sopraffatti e soverchiati in numero. In una lotta cruenta e terribilmente sanguinosa questi meravigliosi e pacifici elfi vennero letteralmente spazzati via dalla faccia di Faerun dai loro bestiali nemici:pochi anni di lotta erano bastati a farli cadere dal loro trono nei cieli e precipitare ormai pochissimi sul duro suolo di Abeir-Toril.Il loro sogno di divenire i custodi e gli osservatori di Faerun era ormai irrealizzabile, visto che in seguito allo sterminio erano ormai in procinto di estinguersi completamente; erano ormai divisi in famiglie disperse e poco numerose costrette al suolo per non essere scoperte dei terribili nemici che si erano fatti, costretti a esistenze precarie e povere. Questa guerra e lo sterminio degli Avariel avvennero ancora prima che le altre sottorazze elfiche costruissero i loro primi regni,e gli echi e i racconti della caduta dei misteriosi Elfi Alati divennero per loro solo leggende e moniti contro i selvaggi e astuti draghi di Faerun. Ironia della sorte furono proprio gli elfi giunti dopo gli Avariel a spezzare con la loro conoscenza della magia il dominio dei grandi draghi antichi e a relegarli in territori isolati dove non poterono essere più una minaccia seria alle neonate nazioni elfiche; questa seconda generazione di elfi costruì potenti imperi grazie a magie potentissime che tenevano lontani qualsivoglia pericolo, e altri incantesimi di potere minore rendevano la vita dei cittadini sempre più confortevole e semplice. Ma per gli Avariel tutto ciò non significava molto, mentre si tenevano nascosti ai propri stessi consanguinei ed agli umani che intanto seguivano maldestramente la strada della civilizzazione intrapresa dagli elfi appena giunti:essi erano davvero troppo pochi per manifestarsi apertamente al mondo, timorosi che anche gli ultimi di loro sarebbero stati annientati per sempre. Per millenni vissero in questa condizione miserevole, e osservarono le guerre fratricide dei loro consanguinei che finirono per indebolire talmente il potere degli elfi, che essi non si ripresero mai più del tutto! Era stato quindi saggio da parte degli Avariel non mostrarsi ai loro consanguinei, poiché durante queste lotte finanche l’ultimo di loro forse sarebbe stato ucciso; ciò consentì agli Umani, ormai sempre più numerosi, di prendere il sopravvento e costruire regni fieri e popolosi a memoria del fasto degli antichi reami elfici. L’apogeo degli uomini fu sicuramente il regno di Netheril: gli umani di tale reame erano diventati addirittura più potenti degli elfi nell’uso della magia, tanto da padroneggiare magie capaci di tenere sospese nell’aria intere città scolpite nella pietra! Mai si era vista una cosa del genere, e mai più si è visto in seguito alla caduta di Netheril e della sua totale distruzione ad opera di nemici sconosciuti agli stessi Avariel. Perché proprio come gli elfi prima di loro, anche gli esseri umani si inorgoglirono, e nel tentativo di annientare i propri nemici finirono per distruggere completamente se stessi. Tuttavia proprio da questa immane catastrofe venne la salvezza degli Elfi Alati, benché essi ancora non lo sapessero: uno dei loro stormi più numerosi trovò durante i propri lunghi vagabondaggi nell’estremo nord-est di Faerun una titanica torre di cristallo, che un potente campo magico rendeva però più resistente dell’acciaio. Una simile potentissima magia non poteva che essere di origine netherese, e gli Avariel effettivamente scoprirono che questa meraviglia architettonica era stata progettata da un potente arcimago umano che progettava col tempo di farne una delle splendide città volanti che si levavano nel cielo ai tempi dell’apogeo dell’Impero Netherese; purtroppo per lui la terribile guerra che aveva messo fine alla grande civiltà aveva reso irrealizzabile il suo sogno,ma proprio grazie alla sua caduta, finalmente dopo migliaia di anni di vagabondaggi, gli Elfi Alati avevano nuovamente una patria ed un rifugio, e questo rifugio era per di più isolato dal pericoloso mondo esterno e abbastanza resistente da reggere a qualsivoglia attacco, persino da parte di uno o più draghi, che gli Avariel ancora temevano.
Società[]
Nel loro nuovo regno, che essi ribattezzarono Nido delle Aquile delle Nevi, in onore delle splendide aquile bianche che da sempre sono state alleate con il loro popolo, e la cui ubicazione esatta è uno dei più grandi misteri di Faerun, gli Avariel si apprestarono a far risorgere la propria grandiosa civiltà che aveva atteso così tanto tempo per rinascere: la loro esistenza travagliata aveva fatto si che la società che essi ricostruirono fosse divisa in due caste, ovvero quelle che vennero chiamate semplicemente i Bellicosi, i guerrieri ed i difensori della popolazione, e i Pacifici, i pensatori, i saggi eruditi ed i custodi della conoscenza accumulata in più di mille secoli di traversie e esplorazioni di Faerun.
Bellicosi[]
Gli appartenenti alla prima sottocultura, i Bellicosi, si affidano ad un preciso codice di onore marziale, spesso intransigente: innanzitutto non hanno alcun rimorso nell’eliminare chiunque possa essere considerato un nemico, non offrendogli mercè e pietà, combattono quindi quasi sempre all’ultimo sangue. La resa e la ritirata che per millenni hanno dovuto praticare invece di affrontare i propri nemici a viso aperto li ha profondamente disgustati, e adesso che stanno aumentando di numero ed hanno di nuovo una patria stabile non hanno più intenzione di ritirarsi ne di permettere ad un nemico di fare altrettanto:è come se promettessero a se stessi di onorare il nemico dimostrando tutta la ferocia e le capacità di cui sono dotati fino al completo esaurimento delle proprie energie e a costo della vita stessa, e semplicemente ritengono che le stesse regole debbano valere anche per coloro che scioccamente decidono di combattere contro di loro. Indossano armature abbastanza leggere da permettere loro di volare, e tempestano di dardi o incantesimi distruttivi i loro avversari che dal terreno solitamente non possono contrattaccare efficacemente:a chi li taccia di codardia per il fatto che preferiscano volare e attaccare fuori dalla portata di una possibile risposta da parte del nemico, essi rispondono che creature incapaci di volare dovrebbero stare attente a chi sfidano, se la natura non le ha dotate di mezzi per potersi difendere da creature che invece possono librarsi nell’aria. Questo pensiero che sembra a dire il vero piuttosto logico, è in realtà una considerazione che nasce da un pregiudizio comunissimo tra gli Avariel, e cioè il ritenere che tutte le creature senzienti che non possono volare come loro siano da compatire e addirittura, in alcuni casi da trattare con aristocratico disdegno. Per gli Avariel una vita costretta a terra è una vita a metà, e la condiscendenza con cui si rivolgono agli altri, nonchè il loro continuo far notare al prossimo come è densa di difficoltà oppure noiosa un’esistenza senza poter mai provare l’ebrezza del volo certo non gli fanno fare molte nuove amicizie.
Pacifici[]
Di un pensiero similare, anche se di solito viene espresso con più garbo, sono gli Avariel della fazione dei Pacifici, coloro che sono ricettacolo della conoscenza e delle tradizioni di migliaia di secoli di vagabondaggi per il Faerun. Se i Bellicosi sono il braccio, i Pacifici sono la mente:ora che hanno di nuovo una patria, possono finalmente continuare la ricerca di magie sempre più potenti per proteggere e migliorare il tenore di vita di tutti gli Avariel: uno dei loro più straordinari risultati consiste nell’aver ricreato all’interno del loro Nido delle Aquile delle Nevi, un’intera foresta colma di piante antiche che nel resto del Faerun sono ormai estinte, un vero tributo insomma,ai tempi andati nei quali grandiose foreste si levavano in tutto il continente, e con il passare del tempo sono andate sparendo. Essi sono oltretutto profondamente religiosi e in qualche modo fatalisti, pensando ad un intervento soprannaturale continuo da parte degli Dei,e ritengono che la sopravvivenza ultima degli Avariel sia da imputare alla bontà di coloro che sono chiamati Seldarine, gli dei di tutti gli Elfi e i protettori della loro razza:in particolare venerano una di loro, colei che secondo le leggende fece dono agli Avariel delle ali per permettergli di sopravvivere alle terribili difficoltà che avrebbero dovuto affrontare. Questa divinità essi la chiamano Aedrie Faenya,ed è la dea elfica del cielo e di tutte le creature gentili che lo abitano, e ama gli Avariel in particolare, la razza più splendida che viva nel suo dominio, e li protegge secondo i limiti del suo potere in ogni circostanza nei quali l’esistenza degli Elfi Alati è messa in serio pericolo. Che questa credenza sia vera oppure no gli Avariel non amano parlare con le altre razze senzienti, eppure fanno notare di essere sopravvissuti a catastrofi che avrebbero annientato molte razze. Aedrie Faenya è una dea pacifica e generosa, e in ottemperanza e onore alla sua natura mite gli Avariel Pacifici preferiscono usare la parola e la diplomazia al posto delle armi: sono un popolo molto diplomatico e accomodante, benché a volte il loro naturale pregiudizio nei confronti delle creature terrestri li faccia sembrare scortesi. In ogni caso se lo scontro appare inevitabile, non esitano a sfoderare tutte le loro magie più potenti, ammaliando il nemico con canti di potere per dare il tempo ai maghi di sgominare le forze nemiche dall’alto del cielo, una strategia semplice ma sempre efficace contro molti dei loro avversari. Ma anche se lo studio delle tradizioni religiose e della magia è importante per i Pacifici, di solito si dedicano anche ad arti più frivole: l’arte della soffiatura del vetro è la loro specialità ed il vanto dei loro artigiani, come anche l’intaglio del legno. I giovani Avariel si esercitano anche nell’arte del canto e della danza, e un balletto aereo e il volo sincronizzato degli agilissimi Avariel è davvero uno spettacolo suggestivo per chi ha la fortuna di assistervi; la danza è molto ben considerata anche dalla fazione militare, che nelle eleganti evoluzioni e formazioni aeree tanto abilmente coordinate vede i fondamenti delle strategie di attacco aereo che i giovani Avariel guerrieri, benché i Pacifici non si esercitino in tali evoluzioni con lo scopo di addestrarsi alla battaglia.
Rapporti tra le caste[]
C’è da notare che per quanto possa sembrare singolare, queste due caste che dal punto di vista ideologico sono in netto contrasto tra di loro, e molte volte le due caste fraintendano i rispettivi usi e costumi, esse provano invece un sentimento di mutuo rispetto e tolleranza, basato sulla simbiosi e la fiducia che solo migliaia di anni in uno stato di pericolo costante possono forgiare:i Bellicosi ritengono che benché essi siano forse troppo aperti nei riguardi di un mondo che la fazione militaristica considera come una trappola piena di potenziali pericoli, i Pacifici siano i veri custodi di tutto ciò che gli Avariel erano prima della Caduta, e incarnino il vero spirito degli Elfi Alati, curioso ed indagatore nei riguardi di ogni mistero. I Pacifici d’altra parte, benché siano più portati alla contemplazione ed ai dibattiti filosofici e religiosi che all’esercizio delle arti guerriere, e ritengano che molte volte i timori dei Bellicosi siano ai limiti della paranoia, sanno bene però che senza le complesse strategie difensive e lo spirito battagliero dei Bellicosi, tutta la civiltà cadrebbe nuovamente preda dei propri terribili nemici. Inoltre è costume che un Avariel scelga a quale delle due fazioni appartenere per propria libera scelta e in accordo con la propria indole, dopo aver passato del tempo sia con gli studiosi, gli artigiani e gli artisti della fazione pacifica, sia in addestramenti con i guerrieri della fazione militare, per poter meglio comprendere il proprio posto nella società e sapere come vivono i membri di entrambe le sottoculture. Se questa organizzazione della loro civiltà garantirà o indebolirà il loro neonato potere nel mondo solo il tempo potrà rivelarlo, e gli Elfi Alati conservano l’incrollabile fede che li ha sempre aiutati a sopravvivere per più di dieci millenni. Ma sanno che il periodo in cui si nascondevano al suolo o in caverne montane, sempre paurosi di spiegare le ali in volo, è finito per sempre: qualsiasi destino gli dei abbiano in serbo per loro, da adesso godranno senza timore delle brezze dell’aperto cielo di Abeir –Toril, apprezzando i suoi paesaggi mozzafiato ed esplorando ogni suo angolo come in passato, quando il mondo era giovane e loro erano ancora numerosissimi e appena giunti, i più antichi esploratori di Faerun.