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Beshaba è la dea dei torti casuali, della sfortuna, della cattiva sorte e degli incidenti. Nata durante il Cataclisma dell'Alba da una metà del corpo di Tyche, del del Fato del Netheryl. E' quindi gemella di Tymora.

Descrizione[]

Si presenta spesso come una donna dai capelli bianchi e dal corpo chiaro come la luna. I suoi vestiti sono spesso stracciati o a pezzi, alcuni attribuiscono ciò alla aura di malasorte che porta dovunque vada.

Altre rappresentazioni di Beshaba la ritraggono con delle corna da cervo che le spuntano dalla testa o dalla fronte. Questo elemento è uno dei suoi simboli sacri e viene spesso replicato dalla gente tramite le dita delle mani per invocare la malasorte sugli altri o sui rivali.

Ha un carattere crudele, capriccioso, invidioso e vendicativo e invita i suoi seguaci a diffondere disgrazie, cosicché gli altri la preghino per poter evitare la malasorte. Desidera ottenere la pari venerazione della sorella gemella, di cui è molto invidiosa. Spesso oscilla dalla completa calma all'ira più cieca in pochissimo tempo.

La dea viene più temuta che venerata e nessuno scorda mai di nominarla e invitarla, durante le cerimonie importanti o nei momenti di festa, per non recarle offesa. Oltre che diffondere paura e godere delle disgrazie altrui, a Beshaba sono particolarmente invisi i fortunati: a questi deve essere riservato l'assaggio della malasorte per ristabilire il giusto equilibrio.

Storia[]

È sorella di Tymora e, insieme a lei, è stata generata dalla divisione dell'antica dea della fortuna Tyche durante il Cataclisma dell'Alba. Nei suoi viaggi nel Faerûn, un giorno Tyche trovò una rosa e pensandola un dono di Lathander, suo amato, la raccolse. Tuttavia la rosa era una trappola piazzata dal Dio della Corruzione, Moander. Quando Tyche tornò nel suo regno divino trovò Lathander e Selune, sua amica, desiderose di aiutarla, ma era troppo tardi. La corruzione della rosa, entrata in lei, la stava portando alla sua morte. Incapace di aiutarla e presa dai rimorsi Selune la uccise scagliando su di lei un campo di luce benedetto. Dalla sua separazione venne al mondo Beshaba e Tymora, le due facce della sorte, ed i loro rispettivi seguaci, lottano incessantemente. Beshaba è tutto il lato più oscuro, corrotto e celato di Tyche, compreso l'aspetto fisico di Tyche. Mentre Tymora, è la rappresentazione dell'amore di Tyche.

Il suo aspetto, comunque molto affascinante, attirò l'attenzione di numerosi fedeli per timore o reverenza e anche l'interesse di altri dei. Uno tra questi che ebbe un interesse romantico con Beshaba fu Tempus, dio della guerra, che diventò per un po' suo amante. Similmente accade una breve relazione, con Talos.

Dogma[]

Beshaba symbol

La chiesa di Beshaba esiste per contenere la sfortuna che aleggia intorno alla dea, tramite le preghiere e l'adorazione si riduce la mole di sfortuna che ammanta la dea, anche se è impossibile contrastarla interamente ed evitare la malasorte.

La sua dottrina afferma che la sfortuna colpiva tutti e l'unico modo per evitarla era adorarla. I templi sono ignoti, sconosciuti e nascosti e i chierici della "vergine della sfortuna" sono rari e altrettanto celati. I chierici e gli adoratori di Beshaba sono spesso individui profondamente toccati da eventi segnanti della loro vita: ingiustizie, tragedie e tristi episodi che li hanno resi iettatori. Per questo spesso i suoi seguaci sono assassini, aruspici, giocatori d'azzardo, ladri e sadici. I suoi chierici la pregano a mezzanotte e si approfittano della paura diffusa fra la gente, per far elargire loro ospitalità, cibo e ricche donazioni.

Nelle comunità rurali è usanza creare un piccolo santuario con delle corna di cervo nel luogo in cui è avvenuto un fattaccio, quali: omicidi e incidenti. In città dove le corna di cervo sono difficili da trovare e dove gli incidenti abbondano si disegna le corna nere di Beshaba sui muri dove è avvenuto lo sfortunato incidente. Questi santuari in una forma o in un'altra per la comunità servono per designare un luogo dove la sfortuna è presente. Alcuni santuari più formali dedicati a Beshaba sorgono in luoghi dove la popolazione è molto superstiziosa e vuole scappare dalla malasorte, questi luoghi sono irti di pali rossi con corna di cervo nere o di una targa rossa a cui sono appese le corna. In ogni caso vi è sempre una scodella in legno in cui è possibile lasciare offerte, per allontanare la malasorte.

Sebbene molti tremano al pensiero che Beshaba possa assistere a feste, quali matrimoni, tornei, celebrazioni anche solo in forma di spirito; non invocarla o non nominarla o non invitarla ad una celebrazione può portare alla sua Ira.

Beshaba viene invocata in situazioni triviali in cui c'è un piccolo intoppo o in situazioni in cui non è importante avere fortuna ma è necessario non avere sfortuna.

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Adoratori[]

Alcuni adoratori lo diventarono perché Beshaba in forma umana (sia in forma maschile che femminile) ispirò in loro lussuria e li fece impazzire sfruttando le loro manie. Consumati, questi uomini e donne, amano follemente la dea e faranno tutto per lei.

Molti Druidi venerano Beshaba come membro del primo circolo. Indossano in speciali celebrazioni corna di cervo intinte di sangue. Stando a questi druidi il suo simbolo sacro di Beshaba è corna di cervo nere perché la società era di cacciatori, i peccatori venivano puniti venendo incornati a morte.

I maghi rossi del Thay piazzano questi santuari improvvisati di Beshaba con molti pali rossi e corna al di fuori delle loro camere dei rituali per evitare incidenti magici.

Sono pochi coloro che osano scegliere Beshaba come patrona, coloro che la adorano si riguardano dalle ingiustizie o che portano la sfortuna a chi se la merita. Alcuni dei suoi chierici sono ostili agli altri chierici e sfruttano l'influenza della dea per estorcere armi, armature e oggetti alla gente comune. Molti chierici pregano Beshaba durante la notte, specie a mezzanotte, facendo offerte di bevande (vino) pronunciando le parole davanti al santuario. Bruciarsi le dita durante queste cerimonie era un segno di apprezzamento della dea.

Durante il giorno festivo di mezz'estate i chierici si dedicano a festeggiamenti sfrenati, orge, banchetti o ignorano la tradizione e festeggiano in giorni in cui sono morti importanti membri del suo clero o in occasione dell'ascensione di qualcuno nei ranghi. Quando un membro muore del clero muore viene posato su una barca e lasciato alla corrente di un fiume che lo porterà da qualche del Faerûn, nel suo viaggio diventerà un non morto che porterà sfortuna al mondo. La cerimonia funebre conosciuta come il "Passaggio" è un raro momento per cui i chierici di Beshaba si comportano in modo dignitoso e quieto. La cerimonia di ascensione conosciuta come "Marchiatura" involve forte musica, gente che balla, tatuaggi. Nessuna pozione o incantesimo è permesso per mitigare il dolore provato durante queste festività.

Ordini[]

Doommasters[]

L'ordine più noto di sacerdoti speciali erano i Doommaster, universalmente temuti per il modo in cui si divertivano a infliggere disgrazie agli altri.

Dita nere[]

Solo per il favore di Beshaba, alcuni chierici maschi malvagi, ladri e combattenti di Beshaba potevano unirsi all'ordine segreto delle Dita Nere. Essi agivano come assassini dedicati al nome della loro dea.

Wormlucks[]

Per diffondere l'influenza di Beshaba e contrastare la chiesa di Tymora, furono creati i Wormlucks (o Sacerdoti della Sfortuna), che servivano come centro delle calamità che si verificavano ovunque andassero, spesso colpendo anche loro. Il loro stile di abbigliamento era caratteristico, imposto loro dal clero ortodosso per evitare confusione con loro e per avere una grande visibilità. Indossavano abiti rosso vivo indossati sopra l'armatura e parrucche di capelli bianchi, che dovevano essere evidenti e di solito poco aderenti, per onorare le ciocche della Beshaba stessa.

Relazioni[]

Non possiede alleati, ma il suo scopo finale è distruggere Tymora.

A volte si traveste da Shaundakul e viaggia per il mondo portando distruzione e malasorte, come portare la cecità, far perder i viandanti o inaridire i campi.

Bibliografia[]

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  • Faiths and Pantheons, pg 91-92
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